Nell’ambito del suo Adobe Creative Residencydi un anno, Natalie Lew riflette su come potremmo progettare un futuro equo e in cui l’uomo sia al centro. In questo articolo Natalie parla del suo approccio nei confronti del design dell'interazione e del suo primo progetto di residenza:
NETWORKING PROFESSIONALE E PRIMO PROGETTO DI RESIDENZA
Sono una designer dell’interazione e mi interesso di etica, filosofia e tecnologia, quindi quando inizialmente pensavo a cosa realizzare durante l’anno del mio Creative Residency, continuavo a ripercorrere i punti di intersezione di questi ambiti. Mi chiedevo come sarebbe stato un progetto individuale della durata di un anno con queste fondamenta di fusione interdisciplinare, così ho sviluppato la mia residenza attorno a una grande domanda aperta, sempre presente: In che modo potremmo progettare tecnologie future più eque e incentrate sull’uomo?
Sto cercando di trovare una risposta a questa domanda attingendo da diversi ambiti che mi appassionano, stando sempre attenta a rendere il mio processo creativo davvero mio e personale. Negli ultimi tre mesi, ho lavorato alla creazione di una rete professionale, pensando a soluzioni che possano renderla più significativa, sostenibile e personale.
Fai clic per guardare un video che riassume il lavoro di Natalie degli ultimi tre mesi, dalla ricerca iniziale a un’app di networking completa.
RICERCA
Globalmente il mio processo inizia con una ricerca secondaria e primaria, da cui ottengo informazioni, poi principi, che formano la base della mia fase di brainstorming e prototipazione. Brainstorming e prototipi vengono testati e approfonditi, così le informazioni riviste portano a una consegna finale.
Potrebbe sembrare strano, ma credo che in questo momento la fase che preferisco del processo di progettazione sia la ricerca. Una ricerca meticolosa e dedicata è essenziale per la progettazione di qualcosa, anche solo di un prototipo che non è destinato a trasformarsi concretamente in realtà. Per questo progetto ho iniziato a ricercare la situazione attuale dei prodotti nei servizi di orientamento lavorativo, i problemi nel ricevere o trovare offerte di lavoro e gli articoli che descrivono l’argomento.
Ho trovato molti prodotti che consentono alle persone di visualizzare e inviare la candidatura virtuale per tante posizioni lavorative, ma pochissimi di questi offrivano agli utenti la possibilità di incontrare i professionisti o di interagire individualmente. Questo mi ha turbato, perché in una recensione su Glassdoor ho letto che in media si presentano circa 250 candidati per ciascuna posizione. I servizi attuali rendono la ricerca del lavoro e l’approfondimento delle posizioni stressanti, impersonali e difficili.
Gran parte della mia ricerca secondaria mi ha condotto all’idea che trovare un lavoro valido non è legato al numero di candidature quanto, piuttosto, alle relazioni interpersonali che si instaurano all’interno del proprio settore. Sulla base di questo dato, ho voluto orientare la mia ricerca primaria su un pubblico che attualmente si trova ad affrontare i problemi descritti: i millennial.
Secondo GPS University, il “72% degli studenti, rispetto al 53% dei lavoratori, considera molto importante o essenziale per la loro felicità avere un lavoro che permetta di lasciare un segno".
Ho chiesto a sei millennial di parlare delle loro esperienze lavorative passate, di come preferiscono conoscere le persone e che cosa li stressa nella ricerca di un lavoro. Ciascuna di queste interviste è durata da 45 minuti a un’ora e mi ha permesso di scoprire informazioni essenziali sui problemi affrontati dai millennial nella ricerca di un impiego lavorativo che sia in linea con i loro valori e interessi.
Inoltre, ciascun intervistato doveva poi partecipare a un’attività di ricerca chiamata “il circolo della fiducia”, in cui i partecipanti attribuivano un punteggio in base a quanto si sentivano a disagio o a loro agio nello svolgere dei comportamenti legati al networking professionale,
raffigurati su alcune carte da posizionare su una bacheca. Mettendo la carta in un cerchio interno, il partecipante indicava di sentirsi a proprio agio con quel comportamento, mentre i cerchi esterni indicavano un disagio maggiore.
INFORMAZIONI E PRINCIPI
Il mio processo generale per reperire le informazioni dopo le interviste è semplice ma efficace: ho annotato le affermazioni dei partecipanti su alcuni post-it che ho contrassegnato con un numero (per risalire alla persona) e poi appeso su una grande parete. Ho quindi creato dei gruppi con i post-it contenenti affermazioni simili o storie con tendenze simili. Più tempo trascorro a leggere questi appunti, più facile poi diventa trovare dei pattern ripetitivi. Successivamente, ho annotato i pattern e li ho raggruppati a loro volta, finché tutti i vari gruppi hanno portato a un’informazione significativa.
Ecco le informazioni che ho raccolto dalla ricerca:
- Sembra improbabile trovare davvero un impiego da una bacheca di annunci lavorativi.
- Quasi tutti i lavori che ho avuto sono arrivati da un collegamento o un incontro di persona.
- Le interazioni informali in posti come una caffetteria sembrano meno impegnative.
- Gli eventi di networking sembrano forzati e pesanti.
- Farsi presentare davanti a un nuovo professionista è rassicurante.
- Nelle bacheche ci sono talmente tanti annunci che è difficile distinguere quelli affidabili.
- Gli addetti alle assunzioni sembrano dei robot automatizzati. Parlare con un professionista in modo individuale è più rassicurante.
- LinkedIn viene utilizzato quasi unicamente per i messaggi e per trovare dei collegamenti in comune, non tanto per il feed di notizie o per gli annunci di lavoro.
- Gli incontri di persona sono migliori rispetto agli incontri su Skype oppure al telefono, oltre che più duraturi.
- Il networking ha la reputazione negativa di essere superficiale.
Queste informazioni poi si sono trasformate in principi generali per la soluzione che ho realizzato. Individuare dei principi è importante ed è diverso dal reperire delle informazioni: le informazioni riguardano lo studio di abitudini, motivazioni, obiettivi, paure e altri aspetti delle persone, mentre i principi intercettano queste nozioni e fanno in modo che vengano applicate al servizio ideato.
La soluzione si basava sui seguenti semplici principi:
- Doveva promuovere una conversazione individuale e di persona.
- Doveva rendere tutte le interazioni personali e organiche.
- Non doveva cercare di svolgere tutto il possibile, ma principalmente aiutare le persone a entrare in contatto.
INIZIARE IL BRAINSTORMING E LA PROTOTIPAZIONE
Il brainstorming è un’altra fase del mio processo a cui mi piace dedicare del tempo e generalmente è caratterizzato da una rapida ideazione e dal disegno, entrambi dei quali assomigliano a scarabocchi incomprensibili, ma sono straordinariamente utili per realizzare una soluzione completa. In questa fase del mio progetto per il networking ho usato una tecnica di brainstorming che prevede l’uso di un cronometro impostato a cinque minuti, entro cui devo disegnare almeno dieci idee. Consigli per il brainstorming: le limitazioni servono! Definisci un limite di tempo, un’area su cui concentrarti o una tecnologia da immaginare, e vedrai che le idee arriveranno più rapidamente. Ho ripetuto questa attività diverse volte, poi ho iniziato a trovare delle idee radicate nei principi e nelle informazioni che avevo trovato.
Infine, ho deciso di portare avanti un concetto su cui avevo lavorato durante il brainstorming: un’app che aiuti le persone a incontrare altre persone. Può sembrare una cosa semplice, ma tutto ciò che serve per iniziare a sviluppare prototipi è un’idea semplice, la convinzione che l’idea potrebbe cambiare completamente e tanta passione.
Ho iniziato a disegnare wireframe molto semplici con Adobe Experience Design CC, poi li ho trasformati in prototipi aumentandone gradualmente la fedeltà.
Quando lavoro sul mio concept, testo i prototipi con le persone e questa fase, la prototipazione con persone vere, dovrebbe essere scritta in grassetto e sottolineata. Testare i lavori di design è alla base del mio progetto e tutto questo design di interazione, vale a dire, la creazione di cose con persone che regolarmente sollevano critiche, danno una loro opinione e interagiscono al tuo fianco con i lavori, è essenziale per creare servizi incentrati sull’uomo.
I MATERIALI DA CONSEGNARE
Al termine di tutta la fase di prototipazione ho ottenuto il mio risultato finale: un’app di networking chiamata Vit che consente ai professionisti che vivono nella stessa zona di conoscersi e restare in contatto.
Nelle fasi di ricerca e prototipazione, mi sono resa conto che avere tante opzioni non significa necessariamente avere tante buone opzioni. Al contrario, limitare il numero di collegamenti consentiti a un utente crea un senso di affidabilità. Per questo motivo all’interno dell’app ognuno può contattare al massimo quattro professionisti al giorno, non di più, che vengono scelti dall’algoritmo intelligente di Vit abbinando obiettivi, interessi, tipo di impiego e altri fattori in comune.
Per capire come mai ho scelto un limite di quattro persone, potrebbe essere utile sapere che per me un idolo del design è Tristan Harris, ex design ethicist presso Google e creatore di Time Well Spent. La sua missione è garantire che le persone trascorrano il loro tempo online in modo significativo e orientato a un obiettivo, un aspetto che cerco sempre di tenere d’occhio nel mio lavoro. Il limite di quattro utenti da poter contattare in un giorno non soltanto aumenta le probabilità di contatto, ma assicura anche che non venga trascorso sull’app più tempo del dovuto.
Gli utenti possono contattare i professionisti che ritengono interessanti da conoscere, ma soltanto definendo un orario, una data e un luogo in cui incontrarsi. Nella fase di ricerca ho scoperto che le funzionalità più utilizzate su LinkedIn erano i servizi di messaggistica e di ricerca delle persone, ma ho capito anche che spesso le persone non sapevano come fare per incontrare di persona i professionisti, un fenomeno analogo al generale malcontento riscontrato con le app di incontri. Sebbene i servizi di incontri offrano tanti modi per conoscere una persona, la fase vera e propria di conoscenza dal vivo risulta fallimentare.
Ho anche scoperto che dopo un incontro di persona, generalmente si ha di più la sensazione di sentirsi parte di una rete più ampia di professionisti a cui far riferimento.
Dopo aver fissato un incontro, il professionista dall’altro lato dell’app ha 24 ore di tempo per rispondere all’invito. Al termine di ogni incontro, l’utente può scrivere una breve nota che resterà privata, descrivendo com’è andata e com’era la persona, oltre ad annotare i dati di contatto del professionista. Successivamente sarà possibile fissare altri incontri e avere accesso all’indirizzo e-mail e ad altre informazioni di contatto della persona.
Svantaggio: gli utenti non possono vedere con precisione il luogo di lavoro di tutti gli altri, ma soltanto la posizione, i collegamenti in comune, la località e le informazioni. Può sembrare strano, dato che l’obiettivo dell’app è creare collegamenti fra i professionisti, e il posto di lavoro potrebbe essere molto importante. Tuttavia, a mano a mano che approfondivo le ricerche ho scoperto che la “superficialità” del networking è dovuta principalmente alla sua natura legata agli obiettivi. Le persone che si interfacciano con i professionisti soltanto con lo scopo di ottenere un lavoro risultano superficiali e raramente riescono a stringere dei legami significativi. Invece, coloro che dialogano con persone del proprio settore allo scopo di condividere una mentalità, anche se non sempre si condividono le opinioni, di inseguire le proprie passioni comuni, generalmente vengono ritenute socievoli e autentiche.
Se desideri approfondire l’argomento di cui parlo, dai un’occhiata al video nella parte alta della pagina per guardare un riassunto.
Ora che il progetto volge quasi al termine, non vedo l’ora di vivere i prossimi passi: qualche breve sprint, tutti di due settimane l’uno, in cui svilupperò prototipi e imparerò tutto il possibile sul tema della generosità, della reciprocità, del dare e ricevere, per poi passare a un’espansione di uno degli sprint a sei settimane. Rivedi quel lavoro nel mio account Medium e seguimi su Twitter e Instagram per aggiornamenti rapidi e puntuali!
15 settembre 2017