Grazie al suo straordinario curriculum, John Maeda si posiziona a pieno diritto all’incrocio tra tecnologia e design: è membro del consiglio di Sonos, Wieden + Kennedy e del Cooper Hewitt Museum, consulente per Google, eBay, TED e Kleiner Perkins, ex professore del MIT ed ex presidente di RISD. Ma nel suo ruolo di direttore globale dell’inclusione e del design computazionale presso Automattic (il nome dietro WordPress e Longreads), John trascorre le giornate occupandosi senza sosta di risolvere i problemi quotidiani di milioni di persone.
E per certi versi, il progresso tecnologico ha complicato il suo lavoro.
“Il design computazionale, vale a dire quello che riguarda i software e gli strumenti che troviamo nei nostri telefoni e PC, ha permesso la comparsa di disuguaglianze a un livello che a malapena stiamo iniziando a comprendere”, afferma John. “Dobbiamo cominciare a pensare in maniera più inclusiva, in modo da evitare di ottimizzare per tutta l’umanità ma senza alcuna rilevanza”.
SOLUZIONI PER IMPRENDITORI DI PICCOLE AZIENDE
Per invertire questa tendenza, Automattic lo scorso maggio ha deciso di recarsi a Detroit, dove John e i suoi colleghi hanno potuto conoscere gli imprenditori della città.
“Gli imprenditori di piccole aziende a Detroit, coloro che si trovano dall’altro lato del divario digitale, non hanno gli stessi problemi rispetto ai ventenni che sorseggiano cappuccini da 7 dollari da WeWork”, dichiara John. “Per loro è un mondo diverso, quindi il nostro obiettivo non è semplicemente creare empatia, ma capire davvero le esigenze della gente in modo da progettare per persone “vere”, anziché persone “tecnologiche”.


I libri di John includono The Laws of Simplicity e Redesigning Leadership. Scopri di più sul suo sito web.
La missione primaria di Automattic è quella di “rendere democratica la pubblicazione, in modo che chiunque possa raccontare la propria storia”, ma tantissimi fondatori a Detroit hanno riferito a John di non avere tempo per scrivere, e di essere semplicemente alla ricerca di un modo per guadagnare qualcosa in più. Automattic poteva semplificare quest’attività?
“Chiunque si trovi nel lato privilegiato del divario digitale usa un’app di pagamento per raccogliere denaro. Ma a volte le app come PayPal e Venmo sono difficili da configurare, quindi restano troppo complicate per tantissime persone”, afferma John. “Abbiamo semplificato le cose: per Simple Payments abbiamo impiegato cinque ore di programmazione, mentre per i clienti basta meno di un minuto per configurarla e iniziare a usarla. Non si tratta di un’idea nuova o di una nuova tecnologia, perché le parti erano già esistenti, semplicemente nessuno pensava che fosse così importante.
“Alcuni diranno che è una cosa lodevole aiutare le persone”, afferma John. “Ma sarebbe più corretto affermare che sono le persone ad aiutarci a capire quanto siamo sciocchi noi utenti “smart”. Ora che questa funzionalità viene utilizzata, le persone possono portare a casa dei soldi, e se loro guadagnano, anche noi diventiamo un’azienda più florida e possiamo supportare altrettante persone”.
NUOVE POSSIBILITÀ
Maeda e Automattic contribuiscono anche a colmare i divari geografici e socio-economici. Una visita nel Kentucky dell’est ha permesso a John di rendersi conto delle condizioni limitanti in cui vivono alcuni americani delle aree rurali. Automattic finalmente è riuscita a mettere in contatto i ragazzi delle scuole superiori della zona con designer di spicco, quali Michael Bierut e Marian Bantjes, che hanno collaborato con alcuni gruppetti di studenti alla creazione di siti web, interamente da remoto.
“Questi dieci studenti delle superiori, che chiamiamo gli Appalachian Graphic Design Fellows, possono lavorare dalla loro cittadina di Paintsville, nel Kentucky, e continuare ad abitare nello stesso posto in cui hanno abitato per anni e anni i loro antenati”, afferma John. “Il lavoro da remoto, il fulcro di Automattic, ha infuso un senso di speranza in un modo inaspettato”.
Ancora una volta, la soluzione al problema, il lavoro da remoto per mettere in contatto i ragazzi con i mentori, non è qualcosa di particolarmente nuovo o innovativo, ma risolve una sfida che molte persone nel mondo della tecnologia avevano individuato, risolto e di cui poi sostanzialmente si erano dimenticati. Sì, molto tempo fa Facebook aveva lanciato i “2G Tuesdays”, per ricordare ai dipendenti di includere gli utenti delle reti più lente, ma queste iniziative non riescono nemmeno lontanamente a risolvere i problemi di coloro che non hanno la copertura di una rete Wi-Fi.
DESIGN DEMOCRATICO
John è entusiasta di scoprire questi vicoli ciechi e portarli all’attenzione delle persone. In seguito a un articolo di Wired in cui Julia Enthoven raccontava le sue esperienze di utilizzo di varie immagini avatar per ridurre al minimo le molestie online, John ha seguito il suo esempio cambiando la propria immagine con quella di un gatto androgino. “L’ho fatto per affermare una cosa semplice: se qualunque persona che non sia un uomo deve [prendere decisioni] come questa per evitare le molestie, che altro possiamo fare noi per migliorare ulteriormente i prodotti come WordPress?”, si chiede. “Io cerco di sensibilizzare gli utenti su un problema, poi lo affronto. Non per essere il solito sapientino, ma perché se voglio che più clienti usino il mio sistema, devo conoscere le loro esigenze”.
“Sì, Target ha fatto un ottimo lavoro di democratizzazione del design e ci sono esempi di design di uso quotidiano, come i cestini per la spazzatura o i ferri che tutti si possono permettere, ma in generale il design si rivolge all’1% del pubblico”, sostiene. “Sia chiaro, non ho nulla contro i ricchi, ma semplicemente questo non è un buon modo di progettare la tecnologia, perché in questo settore il costo marginale generalmente è pari a zero: se hai il prodotto giusto, puoi aiutare contemporaneamente milioni di persone. Quando crei qualcosa a partire da un software, l’accesso sarà pressoché universale, per questo è bene conoscere le esigenze”.
Approfondisci le scoperte di John Maeda nel suo report Design in Tech, presentato a marzo 2018 alla conferenza South by Southwest.
15 maggio 2018
Frequente collaboratore di HOW, Communication Arts e Adobe Create, Scott Kirkwood è un copywriter freelance e un direttore creativo che si occupa di filantropia, graphic design e natura.